SEA Junction, Our Venue to Connect Southeast Asia, In Thailandia

di Padre Giovanni Contarin

Abbiamo incontrato la Dott.ssa Rosalia Sciortino nella sua abitazione a Bangkok: un appartamento suggestivo pieno di libri, mobili e oggetti che testimoniano una vita trascorsa in Asia e un incessante interesse verso il Sud-Est Asiatico. La Dott.ssa Sciortino vive e lavora infatti da oltre 25 anni in questi luoghi, dove ha concentrato i suoi studi e le sue attività per lo più nel campo dello sviluppo. I Paesi più studiati sono l’Indonesia, Singapore, le Filippine e la Thailandia, nei quali ha svolto funzioni manageriali per importanti istituzioni del Governo Canadese e Australiano, e per fondazioni Americane come la Ford e la Rockefeller, per la quale è stata Direttore Regionale e fondatrice dell’Ufficio di Bangkok. Dal 2014, ha ripreso a insegnare all’università, dove è Professore Associato all’Institute for Population and Social Research (IPSR) presso la Mahidol University e Visiting Professor al corso di master nello sviluppo internazionale alla Chulalongkorn University, le due università più prestigiose della Thailandia. Si occupa inoltre di consulenze sullo sviluppo per il Governo Australiano in Indonesia e scrive regolarmente libri e articoli sullo sviluppo regionale, collaborando anche con il Jakarta Post.

Intervistiamo la Dott.ssa Sciortino in merito al nuovo centro culturale “SEA Junction. Our Venue to Connect on Southeast Asia”, del quale è fondatrice e promotrice. SEA Junction si trova al quarto piano del BACC (Bangkok Art and Culture Center), nel centro della capitale della Thailandia. La scelta di questo luogo dipende sia dalla facilità con la quale le persone possono accedere alla struttura (c’è un collegamento diretto con la BTS, stazione di SIAM) sia dalla qualità dell’ambiente, che si caratterizza come uno dei più alti luoghi di cultura nella capitale. SEA Junction ha un sito web (www.seajunction.org), una Pagina e un Gruppo Facebook (SEA-Junction), attraverso i quali si può essere sempre aggiornati sulle loro attività.

Dott.ssa Sciortino, ci può raccontare da dove parte l’iniziativa di SEA Junction?

Avendo lavorato nel campo dello sviluppo nel Sud-Est Asiatico, ho capito che non esiste in quest’area un posto pubblico – il cosiddetto “salotto intellettuale” – per leggere, ascoltare e condividere esperienze su questa regione. I posti disponibili all’interno delle università che danno spazio a questo tipo di comunicazione non sono aperti al grande pubblico. Da qui nasce l’idea di creare un nuovo spazio culturale di aggregazione: SEA Junction. In questo luogo si concentra l’attenzione soprattutto verso gli aspetti sociali e culturali del Sud-Est Asiatico, attraverso letture, dibattiti, conferenze e altro ancora. L’acronimo SEA sta per South East Asia, ma è interessante notare come tutti i Paesi interessati (a eccezione del Laos) abbiano come elemento comune lo sbocco sul mare, che se volgiamo diventa un elemento simbolico di unione e condivisione. Per facilitare questo processo e diventare un vero ‘punto di incontro’ (come espresso dal sostantivo ‘Junction’, raccordo), il centro e le sue attività sono aperte a tutti e non si paga l’ingresso. Chi vuole, può fare donazioni prendendo un caffè o un tè, acquistando dei libri o degli oggetti di artigianato, o semplicemente diventando uno dei “Friends of SEA Junction” (donando qualunque somma).

Il fatto che SEA Junction sia stato aperto solo adesso – anche se un’attività così l’avevo sognata da tempo – è legato a motivi personali e fa parte del mio cercare attività che dessero un nuovo significato alla mia vita dopo la morte di mio marito nel marzo 2013 per cancro all’appendice. Mio marito, O’ong Maryono, era indonesiano e per più di 25 anni abbiamo condiviso e vissuto insieme la passione per questa regione, per i suoi abitanti e per le varie culture e arti, e abbiamo condiviso il bisogno di preservare la sua diversità minacciata dai movimenti nazionalistici e fondamentalisti.  SEA Junction riflette questa nostra passione anche nell’esporre parte della nostra collezione di artigianato locale e parte dei nostri mobili, e contribuisce alla nostra visione multiculturale.  In qualche modo, mi rincuora sentire lo spirito di O’ong e la testimonianza simbolica della nostra relazione e dei nostri valori comuni in SEA Junction.

Quali sono i servizi offerti da SEA Junction? Come ‘funziona’ questo punto di incontro? Come viene gestito?

Alla base dell’iniziativa c’è il concetto di networking: sia dalla parte degli utenti sia da quella di chi condivide la propria conoscenza ed esperienza attraverso conferenze, libri o altro. Ci sono persone che provengono non solo dalla Thailandia, ma anche dai Paesi vicini e da altri Paesi ancora. È questa rete di connessioni che consente a SEA Junction di funzionare come punto di incontro e condivisione di notizie, informazioni e cultura, attraverso contatti personali, con la presenza di artisti, intellettuali e rappresentanti di vari tipi di gruppi e organizzazioni del Governo e non solo.

SEA Junction vuole essere un punto di incontro: un salotto, una sala di lettura. L’obiettivo è quello di facilitare i contatti in un’atmosfera familiare. La sala di lettura è aperta tutti i giorni per il pubblico (escluso il lunedì, giorno di chiusura del BACC) dalle 10:00 alle 20:00. Gli utenti sono per lo più thailandesi, soprattutto studenti universitari, anche se si conta una forte affluenza di fruitori di altre nazionalità del Sud-Est dell’Asia e dei Paesi occidentali.

Ci sono esibizioni, dibattiti, conferenze, mostre di arte, mostre fotografiche e screening di documentari. L’accesso alla sala di lettura è libero e chiunque si può fermare a cercare un libro o ammirare l’artigianato esposto. Per sapere che libri ci sono, si può anche consultare   la biblioteca online del nostro sito web. C’è anche la possibilità di organizzare meeting. In questo caso, la sala può contenere fino a 40 persone, ma ne abbiamo avuti fino a 70, sedute a terra e in piedi. Per eventi più grandi, SEA Junction si può avvalere della sala conferenza del BACC, a nostra disposizione gratuitamente per quattro volte l’anno.

Ci può fornire qualche informazione in più sulla bibliografia?

SEA Junction offre una vasta collezione di ottimi libri, alcuni dei quali sono stati messi a disposizione da me, mentre altri provengono da donazioni private. Si tratta spesso e volentieri di libri datati, che non si trovano più tanto facilmente nelle biblioteche e nelle librerie e che sono stati selezionati per la loro rilevanza nel mondo dello sviluppo.

Al momento contiamo più di 1000 libri, soprattutto sulla Thailandia, Indonesia e Birmania. In generale, le aree di competenza sono quelle dei Paesi del Sud-Est Asiatico, incluso Timor Est. Ci sono anche libri sull’Asia in generale o su specifiche nazioni come le Cina solo se all’interno si tratta nello specifico anche del Sud-Est Asiatico.

Per quanto riguarda i contenuti, si possono trovare un po’ tutti gli argomenti, anche se per lo più, data la mia formazione e l’ambiente dal quale è nata l’iniziativa, prevale il campo sociale. Si trovano tuttavia ottimi testi anche su economia, scienza, ICT ecc.

Quali sono gli obiettivi dell’iniziativa?

Soprattutto quello di facilitare e sostanziare la conoscenza del Sud-Est Asiatico sia per le persone che provengono da fuori della regione sia e forse soprattutto per le persone che ci vivono. Dal momento che ci rivolgiamo a un pubblico generale e non specializzato, ci troviamo spesso a dover lottare contro luoghi comuni e stereotipi generati dall’ignoranza. Intendiamo inoltre promuovere gli scambi fra persone diverse quale forma di arricchimento, vogliamo eliminare le barriere non solo geografiche, ma anche interdisciplinari, al fine di avere una maggiore consapevolezza della complessità e ricchezza culturale del Sud-Est Asiatico. Quello che ci auspichiamo è di condividere la nostra esperienza, favorire lo scambio tra teoria e pratica in tutti i campi: cultura, arte, politica, economia, diritti umani, salute, migrazione, ambiente e altro ancora.

Com’è possibile sostenere l’iniziativa?

Il nostro progetto si fonda sull’idea innovativa di creare una comunità collettiva o ‘our community’ (la nostra comunità). Si può diventare, accanto alla fondatrice, ‘founding partner’ o co-fondatori, contribuendo con fondi personali o fondi di rappresentanti di associazioni a partire da un minimo di 2500 dollari o 900 dollari l’anno per almeno 3 anni. Nei primi cinque mesi già 20 persone e istituzioni hanno deciso di diventare co-fondatori e speriamo di arrivare a 25 prima della fine di questo programma, valido solo per il primo anno di funzionamento.

Con i soldi raccolti in questo modo, in sostanza si coprono i costi del posto e dello staff locale, che al momento è di una sola persona, mentre per i programmi si possono sempre cercare finanziamenti per obiettivi specifici. Questo consente alla fondatrice di non dover preoccuparsi esclusivamente del lato economico, ma di poter concentrare l’attenzione sull’attuazione e la qualità dei programmi pubblici, sfruttando il suo esteso network e la sua conoscenza.

Ovviamente, l’iniziativa si fonda sull’apporto di molti volontari, tra i quali la sottoscritta, che operano in un’atmosfera collegiale.  In molti hanno contribuito al progetto, tra i quali l’architetto thailandese Attayut Piravinich, che ha reso SEA Junction un posto molto attraente dove chiunque “si sente a casa”.

Vorrei ricordare inoltre che per diventare ‘Friends of SEA Junction’ è possibile donare libri, somme di denaro o comprare piccoli oggetti in vendita nella sala di lettura.